Cyberbullismo: in cosa consiste?
Il cyberbullismo è la manifestazione in Rete di un fenomeno più ampio che è il bullismo.
Il cyberbullismo definisce un insieme di comportamenti di prepotenza volti a intimorire, mettere in imbarazzo, escludere, molestare altri individui spesso coetanei, realizzati mediante l’uso di Internet e delle tecnologie digitali(sms, mms, foto, video, email, chat rooms, instant messaging, siti web, telefonate), il cui obiettivo è quello di provocare danni ad un coetaneo incapace di difendersi.
La vittima che viene scelta è quella che viene considerata come debole.
Il cyberbullismo possiede una serie di caratteristiche specifiche:
- la pervasività (il cyberbullo è sempre presente sulle varie tecnologie usate),
- l’anonimato, la volontarietà dell’aggressione (non sempre gli effetti negativi sono provocati da un’azione mirata, in quanto non potendo osservare le reazioni della vittima, si commettono atti persecutori non comprendendo che ci si è spinti troppo oltre)
- l’ampiezza di portata (i messaggi e i materiali inviati sono trasmessi, ritrasmessi e amplificati oltre la cerchia dei conoscenti).
Altro fenomeno tipico del cyberbullismo è l’attivazione di meccanismi di disimpegno morale, come la minimizzazione (gli atti che si sono compiuti etichettandoli come “solo uno scherzo”) e la diffusione della responsabilità (“Non è colpa mia. Lo facevano tutti” oppure “Io non ho fatto niente, ho solo postato un messaggio che mi era arrivato”).
Il mettere un video in rete è inoltre un modo per amplificare le proprie imprese, ottenere apprezzamenti da una platea molto vasta e sentirsi dei leader.
Inoltre c’è un aspetto importante da valutare nel cyberbullismo: esso non si manifesta in contatto diretto, faccia a faccia, il bullo non è una presenza fisica, ma un nickname.
Ciò favorisce una mancanza di visibilità.
Inoltre, il cyberbullo non riceve il feed-back immediato e tangibile della vittima, non vede il dolore e i danni che la propria condotta può aver causato e non può cogliere le conseguenze delle proprie azioni.
Cyberbullismo, un fenomeno in allarmante crescita
I recenti casi di cronaca hanno evidenziato una diffusione crescente di atti che vengono denominati di cyberbullismo tra i giovanissimi.
Secondo una ricerca condotta da Save The Children tre ragazzi su dieci sono testimoni di comportamenti violenti in rete e il 72% degli adolescenti vede il cyberbullismo come il fenomeno sociale più pericoloso del momento.
Il numero delle vittime di comportamenti violenti e minacciosi sui social network, via mail o altro, sarebbe in forte aumento.
Spesso questi ragazzi vengono presi di mira per futili motivi, l’aspetto fisico, il presunto orientamento sessuale, le relazioni sentimentali, il modo di vestire e di pensare diverso dal branco.
Le conseguenze di queste prese in giro ripetute e pubbliche sono gravissime: isolamento (secondo il 65 per cento dei giovani intervistati), rifiuto della scuola (50 per cento), depressione (48 per cento).
La risonanza che ha il web è implacabile: le foto, i messaggi di chat o gli sms possono essere visti da tutti, stigmatizzando la vittima, marchiandola e umiliandola.
Quali reati comporta e cosa si rischia
Le pene sono così varie, andando da 6 mesi a 5 anni per un maggiorenne e 6 mesi per un minorenne (o 516 euro di ammenda).
A questo si somma eventuale risarcimento in sede civile.
Si ha diffamazione nelle ipotesi di denigration, flaming ed impersonation.
Il cyberstalking rientra nell’ambito del reato di atti persecutori e le condotte persecutorie sono costituite materialmente da molestie.
Il doxing è sanzionato dall’art. 167 del D.lgs. 196/2003, laddove vengano diffusi dati di un soggetto contro – o senza – il suo consenso e da tale condotta derivi un danno alla persona offesa.
Il Cyberbashing è un’ipotesi che può rientrare nelle percosse o nelle lesioni, fino ad arrivare, nelle ipotesi più gravi, all’omicidio preterintenzionale.
L’harassment (molestie) è un’ipotesi problematica; si può affermare che l’harrasment possa integrare, nelle casistiche più gravi, l’istigazione al suicidio.
Come difendersi dal cyberbullismo
Sulla scorta delle norme, i consigli comuni e di lunga data, per internet – che valgono contro i cyberbulli– è di non rispondere ai messaggi provocatori e arrivare a bloccarne gli autori (su social, whatsapp, instagram…).
E’ bene fare copia di qualche messaggio emblematico per una successiva denuncia.
Sui social è possibile anche segnalare il contenuto e l’autore alla piattaforma, che può così intervenire cancellando il primo e bloccando il secondo.
E’ consigliabile anche limitare la privacy dei propri contenuti e foto e controllare chi ci possa taggare (limitando questa funzionalità).
Per contenuti persecutori sul web, è possibile chiedere a Google la rimozione dal motore, così come al gestore del sito e al suo hosting provider.
Il passo successivo è denunciare il comportamento e un giudice può tra l’altro, anche in via cautelativa, ordinare ai provider internet di oscurare quel contenuto illecito.
Conclusioni
Il cyberbullismo è un fenomeno sociale che si sta imponendo come manifestazione tipica della criminalità minorile.
Data la difficoltà – e, spesso, la poca efficacia – della repressione per mezzo della giustizia penale, è necessaria un’opera di sensibilizzazione dei minori a livello scolastico.
E’ altresì necessario che le vittime possano essere sostenute nella denuncia dei fatti, non tanto per la sanzione dei responsabili, quanto piuttosto per far cessare le condotte che, usualmente, possono aggravarsi per la mancanza di controllo.